Parigi 2024, il bronzo della rivalsa: intervista al campione di taekwondo Antonino Bossolo

E' un bronzo dal sapore dolce, quello nel taekwondo paralimpico per il palermitano Antonino Bossolo che sa di rivalsa. Infatti, il titolo rappresenta il primo podio in assoluto ai Giochi Paralimpici per l'Italia in questa disciplina.

Classe '95, nato a Casteldaccia (PA), Bossolo ha scritto un pezzo di storia rimasto inciso nella capitale francese e negli annali del movimento paralimpico mondiale dopo la vittoria nel Grand Prix di para taekwondo del 2023, dove ha conquistato il titolo di Campione del mondo nella classe -63kg K44. Una rimonta pazzesca nel finale di gara contro l'israeliano Adnan Milad, avanti 13-12 nel punteggio, con una raffica di calci senza interruzione a soli otto secondi dal termine gli è valsa il terzo gradino del podio nella serata di venerdì 30 agosto nello scenario maestoso del Grand Palais.

Come stai?

"Sto bene, ho sperato e lavorato tanto per conquistare l'oro, ma il bronzo va bene lo stesso"

Cosa è accaduto?

"Purtroppo ho perso all'ultimo secondo l'accesso alla finale che mi avrebbe dato la possibilità di giocarmi la medaglia d'oro. E' stato un incontro molto tirato verso il golden point che si è concluso con un posteriore del mio avversario che, pur cercando di pararlo, ha colpito con l'alluce la corazza segnando il punto. Non ho potuto far nient'altro per evitarlo e questo, ovviamente, mi è dispiaciuto moltissimo perché ci tenevo veramente tanto".

Al di là del risultato, hai messo la tua firma sul bronzo di una disciplina ancora poco conosciuta..

"Ho sempre pensato di trasmette ai futuri campioni di questa disciplina un messaggio in particolare: quello di superare i propri limiti e di andare avanti al di là delle difficoltà e dei sacrifici della vita. Io sono nato con una malformazione al braccio che da piccolo mi ha segnato, ma col tempo ho trasformato questa diversità in un punto di forza andando oltre i pregiudizi e contro coloro che mi dicevano che non avrei potuto fare nulla nella vita. Per diversi anni ho combattuto tra i normodotati e ho raggiunto la finale senior ai campionati italiani dimostrando, ancora una volta, lo spirito e la determinazione con le quali affronto questa disciplina e la vita stessa".

In fondo, questo è ciò che insegnano le arti marziali

"Si tratta di uno sport situazionale: con un calcio puoi vincere o perdere, influiscono molti fattori sul risultato finale che non è mai certo. Devi essere bravo a portare a tuo favore le dinamiche che si innescano durante il combattimento ed ogni combattimento è una situazione a sé".

83139479_1056838764683933_6552092370916081664_njpg

L'esperienza parigina arriva dopo quella di Tokyo che, come sappiamo, è stata condizionata dalla pandemia da Covid-19. Cosa hai vissuto e percepito di diverso tra le due esperienze paralimpiche?

"A Tokyo sono arrivato più preparato rispetto a Parigi, ma lì sono subentrate delle situazioni alle quali, forse per inesperienza, non ero preparato. Sono arrivato alla Paralimpiade di Tokyo con l'obiettivo di conquistare esclusivamente l'oro, il resto non mi interessava. Destino volle che prendessi nove ammonizioni nella semifinale, diversamente dal mio avversario che non ne aveva nessuna. Con uno svantaggio di 3 punti e le 9 ammonizioni (che rappresentano 9 punti per l'avversario) ho perso la possibilità di andare in finale. Per non bastare, l'altra semifinale, è stata vinta dall'atleta russo che aveva battuto me e questo gli ha automaticamente permesso di vincere la Paralimpiade. Un susseguirsi di eventi che mi hanno causato un pesante malessere emotivo dal quale sono uscito prendendomi del tempo. Mi sono ripreso tutto con gli interessi nel mondiale in Turchia durante il quale ho battuto i miei avversari di Tokyo con sole due settimane di allenamento. Dovevo dimostrare quanto avessi lavorato in tanti anni".

457354626_2718428291670817_7707102997597010756_njpg

Il taekwondo è ancora uno sport poco diffuso e conosciuto, ma che entusiasma. Vero?

"Assolutamente si. Siamo sulla buona strada per la sua crescita in quanto, seppur poco conosciuto, chi lo segue si appassiona perché non è noioso e trasmette tante emozioni e tanta adrenalina. Non posso che ringraziare il presidente della FITA (Federazione Italiana Taekwondo) per il grande lavoro che sta facendo".


Sei stato l'unico a rappresentare l'Italia in questa disciplina alle Paralimpiadi. Come mai?

"In realtà c'era la possibilità che partecipasse un altro atleta che, però, ha fatto un percorso molto diverso dal mio e ha scoperto tardi di poter concorrere alle qualificazioni. La preparazione non è stata sufficiente per qualificarsi, seppur si sia impegnato in maniera totalizzante, e questo gli ha impedito di poter essere inserito tra i convocati".

Pensi che lo vedremo a Los Angeles 2028?

"Non saprei risponderti, si vedrà. Però posso dirti che si sta lavorando molto bene sul versante femminile della disciplina, che annovera la presenza anche di un'atleta siciliana, e la crescita di queste atlete a livello sia regionale che nazionale ed internazionale è costante con un percorso simile a quello che ho intrapreso io. Spero che la mia medaglia spinga ed entusiasmi sempre più persone a praticare questa disciplina".

Come hai vissuto il Villaggio Paralimpico e la tua esperienza a Parigi?

"Ho cercato di godermi il momento e vivermi la vita del Villaggio Paralimpico in maniera totalmente serena. Ho apprezzato ogni piccola cosa e l'ho vissuta molto bene perché la convocazione ad un evento sportivo così importante non è mai scontata. Dopo l'esperienza durissima di Tokyo, fatta di restrizioni e regole rigidissime, a Parigi ho potuto assaporare la bellezza di questa opportunità in piena libertà e senza pressioni e questo mi ha permesso, finalmente, di combattere divertendomi".

304241477_609137554149803_1262739672448733921_njpg


Sei rammaricato per il bronzo?

"Un po' si, ma sono comunque soddisfatto di aver portato una medaglia a casa e aver reso l'Italia orgogliosa di me. Ho tirato fuori tutta la rabbia accumulata in questi anni dopo Tokyo e ho avuto la mia rivalsa".

E la tua famiglia, sei riuscito a vederla?

"Sono stato lontano dalla mia famiglia per tre mesi. Non l'ho vista se non in videochiamata e ho preferito allontanarmi da tutto e tutti per entrare in quel mood di gara per non avere nessun tipo di distrazione. Ovviamente con tutte le difficoltà del caso, ma siamo riusciti a superare anche questa prova e un giorno racconterò tutto questo a mio figlio".

Il ritorno a Casteldaccia?

"E' stato caloroso, ma organizzato in gran fretta. Organizzeremo più avanti una bella festa come si deve".

Non si può dare per scontato nulla, ma nell'ottica del futuro: come ti prepari a Los Angeles 2028?

"Con molta probabilità, Los Angeles prevederà dei cambiamenti nel regolamento della disciplina e anche nelle qualificazioni e queste modifiche renderanno i combattimenti più dinamici, gestibili in maniera diversa. Ho bisogno di avere nuovi stimoli e sto già pensando di cambiare (o meglio crescere) la mia categoria. Non più K44 -63kg, bensì -70kg intesa come crescita muscolare che mi permetterà di impostare e gestire il combattimento in maniera diversa. Un nuovo capitolo della mia vita sportiva e non solo".



Foto: profilo Facebook di Antonino Bossolo